Un refolo di vento

Un refolo di vento. In un estate torrida come quella che stiamo vivendo è qualcosa di prezioso. Prezioso come le persone  semplici,
vicine, che l’abitudine ci fa dare per scontate, fino a quando non non le lasciamo inghiottire dai nostri malumori, come l’afa che leva dall’asfalto inghiotte la frescura ed appiccica gli abiti al nostro corpo. Proviamo a scollare i tessuti dalla pelle, ma è un lavoro vano. Come vano è scrollarci di dosso i troppi dettami che influenzano la nostra percezione della vita, le troppe voci che si sovrappongono a dirigere i nostri ritmi. Oggi come colonna sonora del mio tragitto verso la palestra ho scelto un album dei Creed. Le note di “One last breathe” scivolano sullo sfondo urbano davanti a me, accompagnando il mio cammino. Scott Stapp canta: “sembra che abbia trovato la strada per il nulla e sto cercando di scappare”. E’ la sensazione più ricorrente che sto provando da qualche mese a questa parte. Una strada verso il nulla, forse, ma io non sto scappando. Da cosa poi? E’ solo stanchezza, mi dico. Ho bisogno di ferie, suppongo. Ma la realtà è un’altra: non sono più capace di tollerare quello che non mi va. E’ l’età, che probabilmente sta restringendo i miei orizzonti, che mi indirizza verso mete che non erano le mie ma, mio malgrado, ho dovuto accettare. O forse è semplicemente l’insaziabile desiderio di volere sempre di più, quando tutto ciò di cui ho realmente bisogno lo trovo nel letto accanto a me, ogni mattina, quando apro gli occhi.

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