“Ogni giorno mi stupisco mentre ti osservo in volto. Tutte le cose che hai dato, e niente che tu abbia voluto trattenere. Non c’è niente che tu abbia voluto trattenere di tutto ciò che hai dato”, sono le parole di una canzone dei Pearl Jam, non mie, eppure le ho pensate anch’io, più di una volta, osservando le persone che mi sono care e, talvolta, anche persone sconosciute.
Sì, perché di tanto in tanto sento il bisogno di mettermi da parte e osservare. Una musica di sottofondo, io e il mio inseparabile iPod, e il mondo intorno.
Ci sono cose che accadono all’improvviso, inaspettate, inusuali, ma sempre attorno a noi. Se si sta a guardare. Attimi fuggenti che bisogna saper cogliere per comprendere il senso delle nostre esistenze, per mettere a fuoco ciò che vogliamo dalla vita o, semplicemente, chiarirsi le idee.
Poco fa, come quasi tutte le sere, stavo percorrendo l’ultimo tratto di strada verso casa, dei giardinetti poco frequentati a quell’ora, ed ho intravisto una coppia di anziani che mi precedeva. Si tenevano per mano. Dopo pochi metri lei evidentemente stanca si è fermata, lui si è voltato, con una carezza le ha sussurrato qualcosa e l’ha accompagnata ad una panchina a pochi metri da loro. L’ha aiutata a sedere con estrema delicatezza, e si è chinato verso di lei dandole un bacio sulla fronte.
La voce di Eddie Vedder che cantava “…stai con me, sei tutto ciò che riesco a vedere” sembrava scelta di proposito per fare da contorno a quel gesto. Poi l’immagine è sfocata, come la scena finale di un film, ma non era una transizione cinematografica, avevo gli occhi lucidi. Eh, sì, mi sono commosso come il più sciocco dei romantici, probabile, ma in fondo che c’è di male nel credere ancora nelle promesse tra due persone, a desiderare che il proprio futuro possa essere così, pieno di piccole attenzioni, piccoli gesti d’amore rivolti a chi ci dedica la propria esistenza senza chiedere nulla in cambio, se non lo stesso amore.