Sono le otto di un sabato come tanti. Questa mattina devo portare la “vecchietta” a fare la revisione. Il cielo è terso, nemmeno una nuvola. Con un tempo così, dopo il dovere, un giretto per la mia valle (d’adozione) non me lo toglie nessuno. Accendo la moto e il suono del suo motore, seppur non sia un desmo, mi riempie di emozione. Attraverso il paese sotto gli sguardi ammirati di alcuni avventori di un bar, attirati dallo scoppiettio in rilascio. Nonostante i suoi ventiquattro anni, il Transalp perfettamente in forma fa ancora la sua porca figura. Non ho preso appuntamento in officina, quindi mi tocca attendere, ma in un’oretta me la cavo. Infilo il casco e comincio a percorrere su e giù strade che ho percorso con ogni tipo di mezzo: bicicletta, motorino, auto. Potrei quasi farle ad occhi chiusi. Mi lascio cullare dalle curve, rilassato, fino ad un rettilineo dove un fermone del weekend sta formando una piccola colonna. Il tempo di prendere le misure e scalo di una marcia, apro il gas e la moto si proietta in avanti. Chiudo il sorpasso e riprendo un’andatura moderata. Visiera alzata, aria sulla faccia, mi sento libero dai pensieri della settimana e le note di “Born to be wild” degli Steppenwolf prendono il loro posto nella mia testa. Niente di selvaggio nella mia vita, men che meno questa mattina, ma mi lascio trasportare da questa idea. La temperatura si è alzata, il caldo comincia a farsi sentire e decido di fermarmi in pineta a godermi la frescura del sottobosco. Mi siedo su un sasso ed osservo la mia “vecchietta”, una delle tante soddisfazioni di cui posso godere. A conti fatti la mia vita non è affatto male.